Viviamo in Italia, un paese costituito da un patrimonio immobiliare di grande rilevanza storica, dove intervenire richiede una alta professionalità sia da parte delle maestranze edili e soprattutto da parte dei professionisti della progettazione.
C’è anche un altro aspetto fondamentale che sta diventando, e a ragione, sempre più sostanziale: si tratta della riduzione del consumo di territorio. Il nostro paese non può più sostenere una politica espansionistica che spesso porta ad una dilatazione urbana mai in sintonia con un pari sviluppo di servizi e infrastrutture e con l’ovvia conseguenza di aumentare sempre più zone di degrado urbano.
La prossima tendenza dello sviluppo delle città dovrà essere e sarà sempre più rivolta al recupero ed al riutilizzo del già costruito, con particolare attenzione ai centri storici, anche minori.
La domanda potrebbe essere: come può la modernità trovare alloggio nella storia ?; oppure, come può diventare moderna una città all’interno degli antichi abitati murati, attualmente così carichi di vincoli e rispetti assoluti ?
Ovviamente, da un lato gli "operatori del settore" ed in primis gli studi di architettura (i progettisti) devono meglio attrezzarsi, a volte anche culturalmente, e dall’altro gli operatori pubblici, gli amministratori cittadini, la politica in genere, devono saper programmare ed ascoltare le ovvie sollecitazioni e le necessità per portare la modernità all’interno del già costruito.
Questo non significa demolire e ricostruire, o trasformare radicalmente snaturando senza rispetto della storia, ma significa rendere modernamente abitabili le antiche costruzioni, rispettando tutte le caratteristiche consolidate (forme, dimensioni, materiali e peculiarità estetiche) adeguando ed adattando il tutto alle attuali necessità abitative.
Le insopportabili lentezze burocratiche, dovute più a interessi di bottega che a interessi comuni, non possono continuare ad impedire un qualsiasi tentativo di intervento, non ha più alcun senso porre continui vincoli assoluti (ambientali, storici, archeologici, ecc..) che spesso, se non sempre, sono imposti per mancanza di vere idee di programmazione urbana (meglio impedire che indicare).
Un esempio è dato dall'impossibilità, in molte realtà, di utilizzare fonti rinnovabili all’interno dei centri storici, senza tentare mai di studiare una alternativa possibile. Questa politica di manifesta incapacità urbana, nel migliore dei casi, se non di mero interesse politico, nella maggioranza dei casi, è riuscita solo a produrre il continuo, ed oggi non più sostenibile, abbandono e conseguente spopolamento dei centri storici, con l’unico risultato di porre in atto una lenta eutanasia della città, sia commerciale che abitativa.
Un esempio è dato dall'impossibilità, in molte realtà, di utilizzare fonti rinnovabili all’interno dei centri storici, senza tentare mai di studiare una alternativa possibile. Questa politica di manifesta incapacità urbana, nel migliore dei casi, se non di mero interesse politico, nella maggioranza dei casi, è riuscita solo a produrre il continuo, ed oggi non più sostenibile, abbandono e conseguente spopolamento dei centri storici, con l’unico risultato di porre in atto una lenta eutanasia della città, sia commerciale che abitativa.
Stiamo sempre più diventando un paese per vecchi, anche se presto farò parte anch’io di questa categoria; i nostri figli devono emigrare per costruirsi un futuro, sia lavorativo che esistenziale; a seguito della crisi economica oggi l’offerta di alloggi e fabbricati in genere è aumentata, ma non ci sono convenienze economiche per una adeguata domanda e nel caso i costi di ristrutturazione sono troppo alti per il risultato che ne può derivare. Ecco che la politica, o la buona amministrazione, se esiste, deve rendere possibile ed appetibile acquistare il già costruito, agevolando sia economicamente che burocraticamente il ritorno ad insediarsi all’interno del cuore delle nostre amate città.
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